L’adolescente e i comportamenti a rischio

di Enrica Tamburrino (Fonte: www.snadir.it)

 

Recentemente ho avuto modo di avvicinarmi ad alcuni studi sui comportamenti a rischio tra gli adolescenti. A tal proposito sono stati illuminanti i riferimenti e le considerazioni riportate dal CBN (Comitato Nazionale per la Bioetica) e dai medici ricercatori dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica S. Cuore di Roma. In questo articolo vorrei riportare sinteticamente alcuni punti/spunti ripresi da questi studi che potrebbero essere utili per tutti coloro che vivono da vicino il difficile mondo adolescenziale e in particolare per gli insegnanti. È un dato di fatto che negli ultimi anni c’è stato un incremento, tra gli adolescenti, di quei comportamenti a rischio che sono responsabili di danni per la salute e/o la vita. È utile chiedersi: come mai l’adolescente agisce comportamenti a rischio assumendosene anche le conseguenze? Coloro che si sono occupati di trovare una risposta hanno individuato un primo punto nel fatto che l’adolescente risente del contesto economico, culturale e sociale in cui vive. Vari sistemi, poi, agiscono sull’adolescente, in particolare si è osservato che la famiglia e i genitori sembrano avere un ruolo concausale nella percezione del rischio per la mancanza affettiva di figure parentali o conflitti familiari. E l’eccessivo permissivismo e la mancata proposta di valori favorirebbe anche una precoce attività sessuale. Altro ruolo fondamentale nella vita dell’adolescente è il rapporto con i pari. Questo, infatti, è un sostegno che bilancia il processo di separazione dai genitori ma è anche nota la pressione esercitata dai coetanei sui singoli adolescenti tanto che può verificarsi l’insorgere di comportamenti a rischio per conformarsi al gruppo e per farsi accettare. La scuola, dal canto suo, ha anch’essa una funzione determinante per la vita dell’adolescente che vede l’istituzione scolastica più come ambito di socializzazione che di preparazione professionale. Questa deve contribuire alla crescita degli alunni aiutandoli ad affrontare in modo responsabile le scelte difficili sul piano del comportamento individuale e collettivo e l’insegnante insieme alla famiglia è chiamato a proporre valori, trovare nuove risorse e inventarsi nuovi equilibri che concorrano nei processi di formazione dell’identità dell’adolescente. L’adulto in particolare deve attivare dialoghi significativi e sistemi di difesa che impediscano con ogni mezzo comportamenti a rischio.

Da un punto di vista psicodinamico, il rischio è legato al bisogno di sperimentarsi e di comprendere i propri limiti ma è necessario ricercare le motivazioni che rendono questi rischi auto ed etero distruttivi. Due sono le interpretazioni a riguardo che tentano di decodificare i comportamenti a rischio adolescenziali: 1) i rischi sono sintomi di una richiesta di potere e sono celebrazione di libertà e autonomia per sperimentare la propria presenza in modo veloce; 2) l’importanza del processo d’individuazione che diventa chiaro nel momento in cui un soggetto riesce a darsi obbiettivi a lungo termine fondati sui valori che egli ritiene assoluti che spesso però richiedono di essere filtrati attraverso la capacità di affrontare conflitti e sofferenze ma anche fasi di non chiarezza e ambiguità.

Spesso l’adolescente vive la vita come un susseguirsi di esperienze sensoriali che ricadono nello schema dello stimolo-risposta vivendo un’etica fondata sulla cultura dell’avere e della gratificazione immediata. I ragazzi, nell’inseguimento dei loro desideri, non sono allenati a viverli con il filtro della preparazione e dell’attesa e questo non consente una canalizzazione di energie proiettate nel futuro. Anche una piccola delusione non relativizzata dalla possibilità del domani è vissuta come una catastrofe. Subentra, allora, il disagio vissuto come momento di eroismo e trasgressione per far fronte all’incapacità di gestire la complessità e le contraddizioni della vita quotidiana. Le relazioni sono caratterizzate da frustrazioni, insoddisfazioni, alienazioni riferibili ad un ambiente e contesto sociale difficile che incidono sul processo di maturazione personale. Il CBN, nei suoi orientamenti operativi, riconosce la necessità di un cambiamento che attivi autonomia e responsabilizzazione e per questo è importante che l’adulto, sia esso genitore o insegnante, si offra come modello con cui l’adolescente possa confrontarsi per potersi esprimere criticamente e responsabilmente ed acquisire la competenza al giudizio morale.  Come educatori, dunque, siamo chiamati ad accompagnare l’adolescente nel cammino di assunzione delle proprie responsabilità cercando di e-ducere cioè tirare fuori quanto c’è di positivo in lui. Sarà sostanzialmente un’educazione morale per fornire motivazioni del perché agire in un modo piuttosto che in un altro ma sarà anche un’educazione alla conoscenza di sé e del mondo affettivo.

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