Le benedizioni di bambini “comuni”

Di Don Shenan J. Boquet  (originale in Inglese)

 

Segno di speranza

“Nella sua realtà più profonda, l’amore è essenzialmente dono e l’amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca «conoscenza» che li fa «una carne sola» (cfr. Gen 2,24), non si esaurisce all’interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente della unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre”. (Papa San Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 14)

Lo scrittore inglese G.K. Chesterton amava sottolineare che siamo circondati da cose apparentemente “ordinarie” che in realtà sono così intrise di bellezza e mistero, che dovremmo assolutamente camminare in uno stato continuo di stupore sbalordito. Come disse in una frase divenuta famosa: “Esiste una legge scritta nel più nascosto dei Libri della vita, ed è questa: se guardi una cosa novecentonovantanove volte, pensi sicuramente di conoscerla; se la guardi per la millesima volta, rischi di vederla per la prima volta”. Quello che intendeva dire è che quella millesima volta, potresti abbandonare le tue vecchie abitudini consolidate che davano quella cosa per scontata e vedere la cosa per quello che essa è: un dono puro e misterioso.

G. K. Chesterton a 31 anni
G. K. Chesterton a 31 anni

Una delle cose ordinarie che Chesterton ha cercato di mostrarci sotto una nuova luce è stata la famiglia. Una citazione spesso attribuita a lui recita così: “La cosa più straordinaria del mondo è un uomo comune e una donna comune e i loro figli comuni”. Ora, non riesco a trovare la fonte di questa citazione. Ma il modo di sentire è senza dubbio di natura chestertoniana. Il fatto che un uomo e una donna si innamorino, il loro desiderio di unire le loro vite con un voto indissolubile e i bambini che – a Dio piacendo – normalmente nascono: da un lato queste sono cose assolutamente semplici, e dall’altro, piene di indicibile bellezza e mistero. Queste cose ordinarie sono davvero le cose più straordinarie.

Tuttavia, come il Rev. Mons. José Gomez, Arcivescovo della diocesi di Los Angeles, ha recentemente sostenuto in un discorso molto stimolante presso il McGrath Institute for Church Life dell’Università di Notre Dame, il matrimonio e i figli sembrano diventare “straordinari” in un modo assolutamente nuovo. Vale a dire, per la prima volta nella storia della nostra civiltà, sembra che oggi sempre più persone rigettino coscientemente queste cose, rifiutando il matrimonio ed evitando volontariamente di avere figli.

SER Mons. José H. Gomez, Arcivescovo di Los Angeles, foto per gentile concessione dell’Arcidiocesi.
SER Mons. José H. Gomez, Arcivescovo di Los Angeles, foto per gentile concessione dell’Arcidiocesi.

Per migliaia di anni, quasi tutti avevano intuitivamente compreso, come fosse una buona cosa impegnare la propria vita insieme a un’altra persona nel matrimonio, e poi mettere al mondo dei figli. Ma a parte le eccezioni, come chi diventava sacerdote, monaco, frate o suora, questo è quello che la stragrande maggioranza delle persone desiderava e pensava di fare. Ora, tuttavia, per una serie di ragioni, “molti giovani discutono se sia ‘giusto’ avere figli”, ha osservato l’arcivescovo. “C’è una discussione ancora più ampia tra i giovanissimi sull’ ‘opportunità’ di mettere su famiglia”.

L’apparente giustificazione di gran parte dei sostenitori della mentalità anti-natalista è la preoccupazione per l’ambiente, cioè il timore che un maggior numero di bambini voglia semplicemente dire un maggior numero di esseri umani che esigono risorse, danneggiando così la terra. Abbiamo visto questa mentalità espressa in modo memorabile all’inizio di quest’anno dalla deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez. In una dibattito trasmesso a febbraio su Instagram ai suoi 2,5 milioni di follower, la Ocasio-Cortez ha offerto le sue riflessioni sulle questioni ambientali: “C’è fondamentalmente consenso scientifico sul fatto che la vita dei nostri figli sarà molto difficile, e questo porta i giovani a porsi una domanda legittima: è ancora giusto mettere al mondo figli?”

Nel suo discorso, l’Arcivescovo Gomez non ha sottovalutato l’opportunità di gravi preoccupazioni per l’ambiente; tuttavia, ha suggerito che questo crescente atteggiamento ambiguo, e addirittura ostile, nei confronti dei figli “ci dice molto di più sullo stato della famiglia di oggi” rispetto a molti degli altri problemi che di solito associamo alla crisi del matrimonio e della famiglia: “contraccezione e aborto; tassi di divorzio, nascite fuori dal matrimonio, convivenza preferita al matrimonio […] aumento delle unioni omosessuali e la confusione sulla sessualità che si vede nella nostra società”.

Rifiutando apertamente il matrimonio e i figli, egli ha affermato che: “La nostra società ha rifiutato quello che 20 secoli di civiltà cristiana avevano considerato un fatto fondamentale della natura”. Ha dichiarato: “Oggi matrimonio, famiglia e figli sono diventati tutti domande aperte, una ‘scelta’ che gli individui devono compiere da soli”.

Riscoprire il messaggio cristiano fondamentale

In risposta a questa crisi moderna particolarmente preoccupante, l’Arcivescovo Gomez ha innanzitutto sollecitato la necessità di “riscoprire la ‘novità’ radicale del messaggio cristiano sulla famiglia”. Abbiamo ascoltato così tante volte l’insegnamento cristiano basilare sul matrimonio che abbiamo perso di vista quanto sia radicale, e quanto sia radicalmente bello, sia in se stesso, sia in rapporto agli atteggiamenti storici nei confronti del matrimonio.

“Quando San Paolo ha detto: ‘mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei’ (Ef. 5,25), ha dato il via a una rivoluzione nel pensiero e nella società umana”, ha affermato l’arcivescovo. “Prima del Cristianesimo, nessuno aveva mai parlato del matrimonio nei termini di un amore che dura tutta una vita, o come una chiamata da Dio o come un cammino che può condurre alla santità e alla salvezza”.

“È stata un’idea nuova e meravigliosa parlare dell’uomo e della donna che diventano ‘una carne sola’ e partecipano all’atto di Dio di dare alla luce una nuova vita”. In effetti, attraverso la profondità del loro amore reciproco e il modo in cui vivevano quell’amore concretamente, che i primi cristiani hanno diffuso il Vangelo. Non solo hanno affrontato il matrimonio come un “rapporto duraturo di amicizia e dedizione reciproca”, ma hanno respinto le pratiche contro la vita dei loro vicini pagani: “Hanno rifiutato il controllo delle nascite e l’aborto e hanno accolto i figli nella gioia come un dono di Dio e li hanno trattati come persone preziose da amare, nutrire e educare nelle vie del Signore”.

L’Arcivescovo Gomez ha continuato citando il padre della chiesa antica, Tertulliano. La citazione è così bella, che mi sento in dovere di riportarla qui per intero:

Le Nozze di Cana - Affresco del XIV secolo nel Monastero di Visoki Decani
Le Nozze di Cana – Affresco del XIV secolo nel Monastero di Visoki Decani

“Che coppia felice quella di due credenti che condividono un’unica speranza, un unico desiderio, un unico genere di vita, lo stesso servizio (a Dio)! Entrambi fratelli, entrambi conservi (di Dio); nessuna separazione dello spirito della carne ma veramente due in una sola carne. Dove c’è una sola carne, c’è anche un solo spirito: insieme pregano, insieme meditano, insieme digiunano; a vicenda si ammaestrano, a vicenda si esortano, a vicenda si sostengono. Sono uguali nella Chiesa di Dio, uguali nel convito di Dio; uguali nelle angustie, nelle persecuzioni, nelle consolazioni. Nessuno dei due nasconde qualcosa all’altro, nessuno dei due evita l’altro, nessuno dei due è di peso all’altro. Liberamente ognuno visita l’ammalato, aiuta il povero. […] Vedendo e ascoltando tutto ciò, Cristo gioisce”. (Tertulliano, Alla Sposa – Ad Uxorem, II, 8, 8-9).

Non posso fare a meno di pensare a come sarebbe diversa la società se tutte le coppie cristiane vivessero al livello di questa meravigliosa immagine!

La vita è un dono

Tuttavia, ha continuato l’Arcivescovo Gomez, non dobbiamo solo recuperare la radicalità del messaggio cristiano sul matrimonio, ma “dobbiamo recuperare la narrazione cristiana, la visione cristiana della vita e della felicità umana”. Questa parte del discorso dell’arcivescovo è così teologicamente profonda e bella, che esorto a leggerlo tutto se possibile.

L’arcivescovo si è lamentato del fatto che molti Cristiani oggi sono ispirati, nella ricerca del significato della vita, dalla nostra società ossessionata dalla tecnica e dal consumismo, piuttosto che da Cristo e dalle Scritture. Le Scritture ci rivelano il grande mistero che persino Dio stesso è una famiglia – una Trinità di persone unite nella carità. “Dobbiamo annunciare questa buona novella al nostro prossimo – che questo Dio dell’amore, che in principio ha creato le galassie, gli oceani e le montagne, anche oggi è all’opera, ancora crea” ha affermato l’arcivescovo. “E Dio vuole che il suo piano per la creazione, per la storia, si sviluppi grazie alla famiglia umana”.

Gesù Cristo, Dio Incarnato, ha fatto il suo ingresso nella storia attraverso grembo di sua madre ed è cresciuto nella bellezza e nel nascondimento della famiglia. È questo grande mistero che ci rivela come noi uomini siamo chiamati a partecipare all’atto di amore divino della creazione. “Siamo chiamati ad aiutare ogni coppia di sposi a realizzare questa vocazione – a vivere il loro amore per sempre nella donazione reciproca e completa di sé; a rinnovare la faccia della terra con i bambini, che sono il frutto del loro amore e del prezioso amore del nostro Creatore”.

All’interno di questa ricca visione cristiana, i bambini non possono mai essere percepiti semplicemente come quelli che prendono spazi o come sfruttatori, per essere guardati con sospetto ed evitati con mezzi invasivi e immorali. Al contrario, “Ogni bambino che nasce è anche un segno dell’amore di Dio – un mistero, un dono, un miracolo. In ogni bambino, anche in quelli nel grembo, si intravede il mistero di Gesù Bambino, in cui arriviamo a conoscere Dio”.

L’arcivescovo ha messo in guardia sul pericolo che una società che non accoglie i bambini è una società che ha perduto il senso della vita e ha abbandonato la speranza. “Non si tratta solo di mettere al mondo figli. Si tratta di speranza”, ha detto. “Si tratta di vivere con fiducia nella Provvidenza di Dio, sapendo che Egli ci ama e non ci abbandonerà mai, indipendentemente da ciò che questo mondo può portare”.

L’arcivescovo ha concluso questo straordinario discorso con questa commovente espressione della sua speranza rivolto a chi lo stava ascoltando. “Se sei sposato”, ha detto, “ama il tuo coniuge con profondo affetto e cresci bene i tuoi figli. Lavora per loro, sacrificati per loro; insegna loro a parlare a Dio e ad ascoltare la sua chiamata nella loro vita. Non possiamo aver paura di chiamare i nostri giovani alla grandezza, ad essere santi”.

“La vita non è per noi una punizione o un ordine. La vita è un dono meraviglioso: il figlio ricevuto da marito e moglie è bello e prezioso come qualsiasi cosa esista in natura”.

“Dall’amore nelle nostre case – dai sacrifici che facciamo e dall’amore che abbiamo nei nostri cuori e che trasmettiamo ai nostri figli – siamo chiamati a testimoniare questo Dio che è nostro Padre e Creatore. Questo Dio, che tiene tutto questo mondo – e tutti noi – nelle sue mani amorevoli”.

Non ho altro da aggiungere a questo bellissimo e stimolante messaggio. Dio benedica l’Arcivescovo Gomez per il suo coraggio e per la sua paterna preoccupazione nel chiamare in questo modo il suo gregge (anzi tutti noi) alla santità.

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