I Cileni votano in difesa della vita e della famiglia

Di Don Shenan J. Boquet

(Originale in inglese)

“Purtroppo, duole constatare che, con il pretesto di garantire presunti diritti soggettivi, un numero crescente di legislazioni nel mondo appare allontanarsi dal dovere imprescindibile di tutelare la vita umana in ogni sua fase” – Papa Francesco (Discorso ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la santa sede, 8 febbraio 2021)

Con una memorabile vittoria, il popolo cileno ha respinto a larga maggioranza un progetto di Costituzione di stampo radicale che avrebbe reso l’aborto un “diritto” in una nazione a prevalenza cattolica.

La nuova Costituzione era stata promossa dal presidente dell’estrema sinistra Gabriel Boric. Redatta da un’assemblea costituzionale attraverso un processo spesso conflittuale, il documento conteneva una serie di proposte progressiste, tra cui la parità di genere nel governo, varie norme ambientaliste e l’introduzione dell’assistenza sanitaria universale e di altri programmi sociali.

Tuttavia, tra le proposte che hanno suscitato più divisioni, ce n’era una che prevedeva la legalizzazione dell’aborto senza restrizioni, oltre ad altre che avrebbero aperto la porta all’eutanasia e al suicidio assistito, ridefinito la famiglia in modo ambiguo e riconosciuto il presunto diritto dei cileni a scegliere la propria identità, “in tutte le sue dimensioni e manifestazioni, comprese le caratteristiche sessuali, le identità e le espressioni di genere”.

La mentalità malvagia che si celava dietro la bozza respinta  è ancora più evidente se si considera che, mentre avrebbe garantito vari “diritti” alla natura e agli altri esseri senzienti, avrebbe invece spalancato le porte allo sterminio legalizzato di esseri umani non nati.

Come ha scritto il New York Times, “le modifiche proposte avevano l’obiettivo di trasformare uno dei Paesi più conservatori dell’America Latina in una delle società più progressiste del mondo”.

Ma i cileni non ne hanno voluto sapere. Sebbene i sondaggi precedenti al voto mostrassero che la nuova costituzione sarebbe stata molto probabilmente respinta, gli esperti politici sono rimasti sbalorditi dall’entità della sconfitta. Alla fine, la maggioranza del 62% degli elettori cileni ha votato no, mentre solo il 38% ha votato sì.

Il voto è un duro colpo per il governo radicalmente progressista di Boric. E per i pro-vita cileni il voto è un segno di speranza del fatto che la loro nazione non lascerà spazio alle forze radicali pro-aborto che da decenni ormai prendono di mira il Sudamerica cattolico.

Constanza Saavedra, direttrice del gruppo pro-vita cileno Testimonios por la Vida, ha dato voce ai sentimenti di tanti cileni pro-vita quando, dopo il voto, ha scritto su Twitter:

“Con gioia e speranza per un Cile migliore, con cambiamenti che ci uniscono, cercando di migliorare la qualità della vita per tutti, superando noi stessi e andando avanti, lasciandoci alle spalle battute d’arresto, divisioni e odio. Un Cile in cui tutti noi possiamo continuare a dire con orgoglio: Viva Chile!”

P. Shenan Boquet Presidente di VUI

I vescovi cileni hanno combattuto duramente

Prima del voto, i vescovi cattolici del Paese non avevano fatto mistero della loro posizione sul progetto della nuova Costituzione.

Sebbene la legalizzazione dell’aborto fosse solo uno dei numerosi aspetti del documento che destavano preoccupazione, la Conferenza episcopale nazionale ha rilasciato una dichiarazione forte che individuava e denunciava la proposta relativa all’aborto.

Nella dichiarazione del 16 marzo – rilasciata il giorno dopo che l’Assemblea Costituente ha approvato la proposta di far diventare l’aborto un diritto – i vescovi hanno espresso allarme per il fatto che la proposta non poneva “alcuna condizione o limite” al presunto “diritto” all’aborto. Questo, hanno osservato, avrebbe reso incostituzionale qualsiasi legge che ponesse limiti all’aborto, con il risultato che i bambini non nati sarebbero potuti essere abortiti anche fino al momento della nascita.

Attualmente, in Cile l’aborto è legale solo in casi limitati, quando la vita della madre è in pericolo, nei casi di stupro o di problemi di salute probabilmente mortali per il nascituro. Anche queste eccezioni sono state legalizzate solo nel 2017. Prima di allora, l’aborto era sempre illegale. Pertanto, la Costituzione avrebbe demolito completamente la tutela del nascituro, trasformando la nazione da un giorno all’altro da una delle più favorevoli alla vita a una delle più favorevoli all’aborto.

“L’Assemblea afferma il diritto di decidere liberamente e autonomamente sul proprio corpo”, hanno affermato i vescovi nella loro dichiarazione, “ma dimentica e tace completamente sul fatto che nel grembo di una persona incinta c’è un secondo corpo, un altro essere umano, che per coloro che hanno approvato la nuova costituzione semplicemente non esiste”.

In un passaggio profetico, i vescovi hanno avvertito i redattori della Costituzione che il popolo cileno non avrebbe appoggiato una posizione così estremista:

“Una Costituzione politica con una norma sull’aborto libero non può essere sentita e fatta propria da molti cileni, tra cui molte persone che professano la fede religiosa, poiché il rispetto della vita umana fin dal concepimento non è qualcosa di secondario o la cui considerazione è facoltativa, ma un valore fondamentale che affermiamo, sostenuti dalla ragione e dalla fede. Se questa decisione non viene cambiata, l’Assemblea costituente pone un ostacolo insormontabile per molti cittadini che non approveranno il testo costituzionale che si sta elaborando”.

In un’altra dichiarazione rilasciata a luglio, i vescovi hanno elogiato alcune delle proposte in difesa dei diritti dei deboli e degli emarginati, ma ne hanno criticato altre che, a loro avviso, avrebbero radicalmente modificato la società.

“Valutiamo negativamente le norme che consentono l’interruzione della gravidanza, quelle che lasciano aperta la possibilità dell’eutanasia, quelle che deformano la concezione di famiglia, quelle che limitano la libertà dei genitori sull’educazione dei figli e quelle che pongono alcune limitazioni al diritto all’istruzione e alla libertà religiosa”, hanno affermato.

In quella dichiarazione, hanno anche notato che la Costituzione rappresenta una seria minaccia per i diritti della coscienza, negando il “diritto fondamentale” all’obiezione di coscienza nella partecipazione all’aborto. Hanno anche definito “disumanizzante” la possibilità di consentire l’eutanasia, affermando che essa “incoraggia una cultura dell’usa e getta e può rendere ancora più vulnerabile la vita di persone già indebolite dalla malattia”.

Subito dopo il voto, il Vescovo Isauro Covili Linfati di Iquique, in Cile, ha rilasciato una dichiarazione per festeggiare, affermando che “la democrazia ha vinto”.

Il vescovo ha denunciato il fatto che, nel redigere la Costituzione, i suoi redattori non abbiano consultato “importanti istituzioni” come la Chiesa Cattolica. Invece, “una minoranza ha inteso imporre la sua visione e la sua volontà”. “È un testo che, nonostante presenti temi molto buoni, era destinato a non essere accettato dalla maggioranza, soprattutto a causa della legalizzazione dell’aborto a richiesta e dell’eutanasia, tra le altre cose”, ha detto.

La lotta continua

In risposta all’insuccesso della prima bozza della Costituzione, il Presidente Boric ha raccomandato ai redattori di risedersi al tavolo e di riprovarci.

“La decisione dei cileni impone alle nostre istituzioni e ai nostri capi politici di lavorare di più, con più dialogo, rispetto e attenzione, fino a raggiungere una proposta che rispecchi tutti noi”, ha dichiarato. Come molti commentatori hanno sottolineato, i cileni sono molto favorevoli alla scrittura di una nuova Costituzione. L’attuale costituzione del Paese è stata emanata nel 1980, durante la dittatura del Generale Augusto Pinochet. Nel 2020, ben l’80% dei cileni ha votato a favore dell’abolizione della vecchia Costituzione per una nuova.

Tuttavia, respingendo il progetto di costituzione, il popolo cileno ha inviato un messaggio forte: preferisce avere una costituzione profondamente sbagliata messa in atto da un dittatore, piuttosto che una costituzione così sprezzante verso i suoi valori nazionali. Di certo, non vuole avere nulla a che fare con una costituzione che getti in pasto ai lupi un’intera fascia della popolazione, quella dei bambini non nati.

Il New York Times ha riportato la dichiarazione di una donna cilena che aveva votato nel 2020 per la stesura di una nuova costituzione, ma poi aveva votato contro la proposta finale. “È stato un fiasco, una cosa imbarazzante quella che hanno fatto”, ha detto. “La Costituzione che hanno scritto non è la Costituzione del Cile, del popolo cileno. È la costituzione di un gruppo ristretto di persone”.

Per il Cile, una battaglia è stata vinta, ma la guerra è ancora in corso, e senza dubbio lo sarà per gli anni a venire.

Molte ONG di estrema sinistra del mondo sviluppato hanno appoggiato in pieno la proposta della nuova costituzione. Basta dare un’occhiata alla copertura mediatica inglese del voto per capire quanto, fuori dal Cile, molti progressisti siano delusi. È chiaro che avevano sperato che la presidenza di Boric avrebbe segnato un cambiamento epocale nella politica latino-americana e che il Cile sarebbe potuto diventare il punto di partenza per una rivoluzione in tutta la regione.

Nella loro dichiarazione di marzo contro la proposta abortista, i vescovi hanno avvertito il popolo cileno che una “mentalità ostile alla vita del bambino concepito” sarebbe stata “imposta” alla loro nazione.

Le ricche e potenti ONG che hanno lavorato duramente per imporre questa mentalità ostile alla vita non si arrenderanno tanto facilmente. Anche se possiamo aspettarci che la prossima versione della Costituzione sarà più “moderata” sotto certi aspetti, sarei molto stupito se non si tentasse di inserire l’aborto a richiesta, attraverso forse un linguaggio criptico che permetta poche e insignificanti restrizioni.

I cileni pro-vita devono lottare fino a quando tutta la retorica che “liberalizzerebbe” le leggi pro-aborto nella nazione non sarà completamente esclusa dal documento. Meglio ancora, devono lavorare per includere un linguaggio che protegga esplicitamente il diritto del nascituro. Dopo tutto, una Costituzione che funzioni bene dovrebbe proteggere i diritti di tutti, non solo di alcuni.

E loro, anzi, tutti noi, dobbiamo respingere con fermezza qualsiasi retorica che apra la porta all’eutanasia e al suicidio assistito, alla ridefinizione del matrimonio e della famiglia, alla restrizione dei diritti dei genitori di educare i propri figli secondo le loro convinzioni e i loro valori e della libertà religiosa, e all’accettazione dell’identità di genere e della sua mentalità. I cileni pro-vita e pro-famiglia devono lavorare con coraggio per promuovere una cultura e delle leggi che difendano l’intrinseca dignità umana e il suo valore incomparabile, proclamando e testimoniando il vero significato del matrimonio e il suo valore per le persone, le famiglie e la società, respingendo qualsiasi ideologia radicale che cerchi di minare e/o falsificare questi beni.

Per ora, il popolo cileno ha inviato un potente messaggio a Boric e ai suoi soci: non si lascerà ingannare. Preghiamo affinché continui a resistere alle macchinazioni delle forze anti-vita che vogliono prendersi il Cile.

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