Il rispetto per la persona

Di Serenella Verduchi

Portare avanti la cultura della vita vuol dire innanzi tutto rispettare la vita, l’essere umano e la sua dignità.

Il rispetto è la base di ogni relazione umana, a livello personale così come a livello sociale. In ogni società che si reputi civile il rispetto dovrebbe guidare le scelte dell’amministrazione e della politica.

Se guardiamo all’etimologia della parola “rispetto” troviamo che deriva dal Latino respèctus, dal verbo respicere che significa aver riguardo, considerazione, ma anche voltarsi a guardare.

Tante volte si è così concentrati nel focalizzarsi a quegli argomenti che l’agenda dei media ci propone, considerando problemi che sono così lontani da noi da non vedere più chi ci sta accanto. Questo è stato detto molte volte, ma forse non abbastanza. “Voltarsi a guardare” già sarebbe qualcosa, perché è voltandoci a guardare chi ci è vicino che possiamo avere l’occasione di mettere in pratica quello che proclamiamo a parole. A volte basta un piccolo gesto fatto con gentilezza, che esprime rispetto, interesse, considerazione dell’altro, a farci sentire meglio! E da quel piccolo gesto, si possono generare degli stati d’animo positivi che sono contagiosi e si propagano più di quanto possiamo pensare.

Coltivare il rispetto della dignità della persona porta a frutti di civiltà autentica

Vogliamo qui riportare un esempio molto concreto di come il rispetto della dignità delle persone possa portare a una società migliore.

Marie è una ragazza che si è trasferita in Italia dalla Francia, per approfondire i suoi studi di arte. Ha la residenza italiana e lavora. Da qualche mese si è trovata ad avere un peggioramento significativo di una patologia pregressa, che fino ad allora non le aveva impedito di svolgere una vita normale.  Ora, a causa dei forti dolori che la sua malattia le provoca, purtroppo, si trova costretta ad usare la sedia a rotelle per spostarsi.

Marie ha un carattere che la porta ad affrontare le difficoltà della vita con dolce fermezza. Ci ha però confidato con tristezza, che nonostante la buona volontà, a volte le cose sono veramente complicate. Ci ha raccontato delle difficoltà che deve affrontare ogniqualvolta deve spostarsi dentro la città di Roma, dovendo affrontare sforzi fisici per l’inadeguatezza delle strade e dei mezzi di trasporto, nonché economici. Ad esempio, quando deve prendere un taxi, ci ha detto che quelli attrezzati per il trasporto di carrozzine per persone con disabilità sono pochi e il costo della corsa subisce una maggiorazione di prezzo dovuto alla scarsità del numero dei veicoli. Vi domanderete: ma non c’è una qualche sovvenzione riservata ai portatori di disabilità? Certo, ma bisogna che l’ente preposto, in questo caso l’INPS, rilasci un certificato che riconosca la disabilità. E fin qui tutto bene. Peccato che Marie abbia fatto regolare richiesta di riconoscimento della sua patologia mesi fa e ancora stia aspettando… Nel frattempo, deve provvedere a proprie spese, nonostante paghi regolarmente le tasse qui in Italia, a tutti quei costi per dei servizi, che nel suo stato, le spetterebbero di diritto. Lei ci ha raccontato che basterebbe un lasciapassare provvisorio, come per esempio esiste in Francia, che tenendo conto della sua situazione attuale, le desse il diritto di usufruire gratuitamente dei vari mezzi di trasporto, in attesa del riconoscimento della sua patologia.

Questo già sarebbe un gesto di considerazione sociale verso chi si trova in una situazione di sofferenza.

Il rispetto e prossimità verso chi soffre

Abbiamo accennato alla cultura della vita, ma essa comprende prima di tutto chi si trova in una situazione di fragilità e di sofferenza, fisica o psicologica. In quei momenti si è più sensibili e in un certo qual modo ancora più vulnerabili, per questo occorre avere un’attenzione maggiore. Il rispetto per colui che soffre è un atteggiamento che aiuta il prossimo proprio nei momenti più difficili e fa emergere in maniera più chiara il senso della dignità dentro ciascuno.

Riproponiamo le parole di San Giovanni Paolo II:

“Nel mondo, come lo troviamo oggi, quali criteri possiamo usare per vedere che i diritti di tutte le persone vengono protetti? Quali basi possiamo offrire come terreno sul quale possano prosperare i diritti sociali e individuali? Indiscutibilmente questa base è la dignità della persona umana. Papa Giovanni XXIII lo spiegava nella Pacem in Terris. ‘In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona…; e quindi è soggetto di diritti e di doveri, che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili’”.[1]


[1] Messaggio di Giovanni Paolo II Al Segretario Generale delle Nazioni Unite, 1978.

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