Ricostruire il matrimonio per frenare la rovina della società

Di Don Shenan J. Boquet

(Originale in Inglese)

“La famiglia è chiamata in causa nell’intero arco di esistenza dei suoi membri, dalla nascita alla morte. Essa è veramente «il santuario della vita…, il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana». Per questo, determinante e insostituibile è il ruolo della famiglia nel costruire la cultura della vita” – Papa San Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 92.

“Il matrimonio sta diventando irrilevante?” Questo è il titolo scioccante apparso nel sito della Gallup (una nota società americana che si occupa di sondaggi di opinione, N.d.T.), che riporta i risultati di un nuovo sondaggio. La risposta alla domanda, purtroppo, sembra essere un deciso “sì”. Fondamentalmente, il matrimonio sta diventando irrilevante per un gran numero di persone.

I risultati del sondaggio mostrano un’angosciante inversione di tendenza negli atteggiamenti sociali nei confronti dell’importanza del matrimonio in relazione all’atto coniugale e alla trasmissione della vita umana. Secondo la Gallup, solo il 29% delle persone ora crede che sia “molto importante” per una coppia sposarsi prima di avere figli. Una forte flessione, rispetto al 49% del 2006.

P. Shenan Boquet Presidente di VUI

Inoltre, il 72% degli intervistati ha affermato che è moralmente accettabile avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Un incremento, rispetto al 53% del 2001.

Questo sondaggio offre una triste esposizione su come la gente in genere concepisca la sessualità umana, il matrimonio, la procreazione, i bambini e la famiglia. Tuttavia, una scoperta particolarmente scoraggiante è quanto sia stato drammatico il mutamento di opinione tra le persone che frequentano la chiesa.

Nel 2006, il 65% degli intervistati che andava settimanalmente in chiesa ha affermato che era “molto importante” che le coppie che mettevano al mondo dei figli si sposassero. Nel 2020, invece, era appena del 45%, con un calo di 20 punti percentuali! Tra coloro che vanno in chiesa mensilmente, il numero è sceso dal 58% al 32%, una differenza di 26 punti percentuali!

La buona notizia è che le persone che vanno in chiesa sono ancora più propense di quelle che non vanno mai in chiesa a pensare che il matrimonio sia importante (solo il 19% delle persone che non va in chiesa ha affermato che essere sposati è “molto importante”, in calo dal 32% nel 2006); la cattiva notizia è che le opinioni delle persone che vanno in chiesa sono cambiate molto più rapidamente in peggio di quelle delle persone che non ci vanno.

Il sondaggio della Gallup ha anche rilevato che solo il 38% delle persone crede che il matrimonio sia “molto importante” per le coppie che vogliono trascorrere il resto della loro vita insieme. Non sorprende, forse, che il numero degli intervistati che afferma di essere attualmente sposato sia notevolmente diminuito negli ultimi decenni. Mentre all’inizio degli anni ‘80 il 64% delle persone dichiarava di essere attualmente sposato, da allora quel numero è sceso ad appena il 49%.

Gli effetti negativi della disgregazione familiare

Sfortunatamente, nessuno di questi risultati è una grande sorpresa. Dall’introduzione della contraccezione su richiesta e del divorzio facile, abbiamo assistito al crollo costante del matrimonio e della vita familiare. Ciò è stato rafforzato dalla proliferazione di un atteggiamento edonistico nei confronti della sessualità umana che pone maggiore enfasi sul piacere personale, sul romanticismo e sulla gratificazione. Questo atteggiamento, unitamente alla mentalità e al comportamento che promuove, falsifica la sessualità umana e separa l’atto coniugale (atto destinato esclusivamente ai coniugi) dai suoi fini duplici e inscindibili, il fine unitivo e quello procreativo. Questo tipo di atteggiamento è molto diverso e contrario da quello che Dio ha voluto come unico e complementare tra gli sposi. La falsificazione dei beni intrinseci del matrimonio e dell’atto coniugale ha conseguenze disastrose, che influiscono sulla visione di sé, degli altri, del matrimonio e della famiglia.

Come ha scritto Papa San Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae:

“Così si deforma e falsifica il contenuto originario della sessualità umana e i due significati, unitivo e procreativo, insiti nella natura stessa dell’atto coniugale, vengono artificialmente separati: in questo modo l’unione è tradita e la fecondità è sottomessa all’arbitrio dell’uomo e della donna. La procreazione allora diventa il «nemico» da evitare nell’esercizio della sessualità: se viene accettata, è solo perché esprime il proprio desiderio, o addirittura la propria volontà, di avere il figlio «ad ogni costo» e non, invece, perché dice totale accoglienza dell’altro e, quindi, apertura alla ricchezza di vita di cui il figlio è portatore”. (Papa San Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 23).

La cosa della quale non sembra che ci siamo ancora resi conto, o almeno non su larga scala, è quanto sia stata devastante la crisi del matrimonio e della vita familiare sul benessere della nostra società. Mi stupisco, ad esempio, di quante conversazioni ci siano in cui si parli di povertà, violenza, di educazione inadeguata e dei senzatetto, ma di quanto poco si parli delle ragioni sistemiche che stanno dietro a queste problematiche e di come si possa trovare un rimedio.

Diversi studi hanno dimostrato che i bambini che non crescono con entrambi i genitori in casa patiscono tutta una serie di ripercussioni negative. Come ha osservato la National Review in risposta a un articolo del New York Times che minimizzava l’impatto della mono genitorialità sui tassi di povertà, i dati sono inequivocabili: la mono genitorialità è fortemente associata a una profonda povertà.

“La scienza sociale ci dice che i bambini cresciuti da un solo genitore hanno molte più probabilità di avere figli da giovani, di abbandonare la scuola superiore e di lavorare meno da giovani adulti”, ha scritto W. Bradford Wilcox. “Non sorprende che i figli di famiglie monoparentali abbiano maggiori probabilità di diventare poveri quando saranno giovani adulti”.

Uno studio irlandese ha scoperto che l’impatto del divorzio sui bambini può essere persino peggiore di quello della morte di uno dei genitori. Secondo quello studio, i figli di genitori divorziati hanno “più probabilità di sviluppare depressione, andare peggio a scuola e avere meno capacità sociali rispetto agli altri bambini”, ha riferito LifeSiteNews.

Uno dei ricercatori dello studio irlandese ha detto che sperava che la loro ricerca avrebbe contrastato la narrazione comune che dipinge il divorzio come irrilevante. “Nessuno dovrebbe illudersi che il divorzio sia facile”, ha detto. “Tenere in piedi un matrimonio non riuscito è difficile, ma proteggere i bambini dopo il divorzio può essere ancora più difficile. Le coppie devono rendersene conto”.

Una minaccia al bene comune

Il punto è che la ridefinizione e la distruzione del matrimonio, esacerbate dalla falsificazione della sessualità umana e dall’accettazione del divorzio e della convivenza, pongono autentiche e gravi minacce al bene comune, al benessere della società. Il matrimonio tra un uomo e una donna, cosa che può essere compresa anche solamente con la legge naturale, è stato per millenni la pietra angolare della società civile.

Come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:

“La famiglia è la cellula originaria della vita sociale. È la società naturale in cui luomo e la donna sono chiamati al dono di sé nellamore e nel dono della vita. Lautorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell’ambito della società. La famiglia è la comunità nella quale, fin dall’infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un’iniziazione alla vita nella società”. (CCC, 2207 corsivo nostro).

I bambini, sempre accolti come una benedizione in ogni circostanza, hanno il diritto di essere cresciuti dai loro genitori biologici e tirati su all’interno della famiglia, questa scuola di apprendimento istituita da Dio. Oggi, tuttavia, i bambini soffrono terribilmente per il rifiuto, l’abbandono, il divorzio e le famiglie allargate e monoparentali. A causa della mistificazione della sessualità umana e della diffusa accettazione della contraccezione, i bambini non sono più visti come il frutto dell’amore coniugale; sono, invece, percepiti come un peso, una conseguenza indesiderata dell’atto sessuale. Inoltre, i bambini vengono trattati come oggetti da sfruttare – fatti al di fuori dall’atto coniugale, in vitro e in laboratori, trasformando la procreazione in una “produzione” che disumanizza i bambini.

Sfortunatamente, i vizi che si alimentano nell’intimità della vita familiare hanno la tendenza a perpetuarsi attraverso le generazioni, e quindi a diffondersi nella società in generale. Una delle conseguenze del divorzio è che i figli di famiglie divise hanno a loro volta maggiori probabilità di divorziare. Il divorzio genera divorzio, si diffonde come un virus e porta con sé tutte le varie conseguenze negative personali e sociali.

Costruire una cultura della vita difendendo il matrimonio

La mia domanda, allora, è questa: come si può edificare una società virtuosa, che ami, rispetti, difenda e serva la santità della vita e la dignità dell’individuo, se la cellula originaria della vita sociale (matrimonio e famiglia) su cui è costruita la società viene rifiutata, alterata o ridefinita secondo il pensiero e il linguaggio moderno?

Dopotutto, un edificio costruito sulla sabbia crollerà.

Purtroppo, con la legalizzazione del “matrimonio” omosessuale e il quasi totale trionfo della mentalità contraccettiva e della rivoluzione sessuale, anche molti conservatori e difensori della vita e della famiglia hanno perso di vista l’importanza della battaglia sul matrimonio, che è ampiamente considerata come “persa”.

Bene, la battaglia potrebbe essere “persa” … per ora. O sembra che sia persa. Ma il fatto che dobbiamo affrontare è che la battaglia per una Cultura della Vita non sarà mai vinta a meno che non invertiamo la rotta e cominciamo a fare qualche passo in avanti anche nella battaglia per il matrimonio.

I dati mostrano chiaramente che il tasso di aborto tra le donne single e conviventi è molto più alto che tra le donne sposate. Questo non sorprende. Biologicamente, le donne sostengono il carico maggiore di avere un figlio. Essere in un matrimonio stabile offre alle donne la sicurezza di cui hanno bisogno per sentirsi al sicuro nel mettere al mondo un bambino. Tuttavia, se il padre del bambino non c’è più, o è probabile che se ne andrà in futuro, allora è molto più probabile che la madre si senta tentata di prendere misure drastiche quando rimane incinta.

Tuttavia, il problema è ancora più radicale di questo. Se la maggior parte degli uomini e delle donne non vede alcuna connessione tra sessualità e matrimonio, è più probabile che si conceda rapporti sessuali extramatrimoniali. Più persone si comportano così, più gravidanze indesiderate e più aborti ci saranno. La vita di innumerevoli bambini non nati dipende da noi che difendiamo il matrimonio e respingiamo le menzogne della rivoluzione sessuale.

Nella lotta contro la cultura della morte, la chiesa ha bisogno di tornare alle origini. I Cristiani hanno sempre insegnato che la fornicazione e l’adulterio sono peccati gravi. Tuttavia, come suggeriscono i risultati del sondaggio della Gallup, le chiese non riescono a educare i loro fedeli alle verità bibliche sulla sessualità umana e sul matrimonio. Come diceva San Giovanni Paolo II, il “futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia” (Familiaris consortio, n. 75). Senza matrimoni e famiglie solidi come presupposto, la società continuerà a disintegrarsi. Se ripristiniamo, tuttavia, la centralità del matrimonio e della famiglia, come voluto dal nostro Creatore, queste saranno un catalizzatore per ringiovanire la vita sociale. Solo difendendo il matrimonio e rafforzando la famiglia si può rivitalizzare la società.

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