“Senza la luce di Dio, la società occidentale è diventata come una barca ubriaca nella notte” Omelia del card Sarah a Chartres 27 maggio 2018

(Fonte: www.vietatoparlare.it)

Cari Pellegrini di Chartres,

«La luce è venuta nel mondo» ci dice Gesù nel Vangelo di oggi (Gv 3,16-21) «ma gli uomini hanno preferito le tenebre».

E voi, cari pellegrini, avete accolto l’unica luce che non delude: quella di Dio? Avete camminato per tre giorni, pregato, cantato, avete sofferto sotto il sole e sotto la pioggia: avete accolto la luce nei vostri cuori? Avete davvero abbandonato l’oscurità? Avete scelto di percorrere la Via seguendo Gesù, che è la Luce del mondo? Cari amici, permettetemi di porvi questa domanda radicale, perché se Dio non è la nostra luce, tutto il resto diventa inutile. Senza Dio tutto è buio!

Dio è venuto a noi, si è fatto uomo. Ci ha rivelato l’unica verità che salva, è morto per redimerci dal peccato, e a Pentecoste ci ha donato lo Spirito Santo, ci ha donato la luce della fede… Ma noi preferiamo le tenebre!

Guardiamo intorno a noi, la società occidentale: ha scelto di organizzarsi senza Dio, e ora è abbandonata alle luci appariscenti e ingannevoli della società dei consumi, del profitto a tutti i costi e dell’individualismo frenetico. Un mondo senza Dio è un mondo di tenebre, bugie ed egoismo.

Non c’è abbastanza amore per accogliere i bambini, proteggerli nell’utero della madre, proteggerli dall’aggressione della pornografia. Priva della luce di Dio, la società occidentale non sa più rispettare i suoi anziani, accompagnare i malati alla morte, dare spazio ai più poveri e ai più deboli. È abbandonata all’oscurità della paura, della tristezza e dell’isolamento. Non ha altro da offrire che il vuoto e il nulla.

Permette di proliferare le ideologie più pazze. Una società occidentale senza Dio può diventare la culla di un terrorismo etico e morale più virulento e più distruttivo del terrorismo islamista. Ricorda che Gesù ci ha detto: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28).

Cari amici, perdonatemi questa descrizione, ma bisogna essere lucidi e realisti. Se vi parlo in questo modo è perché nel mio cuore di sacerdote e di pastore provo compassione per tante anime disorientate, perdute, tristi, preoccupate e sole.

Chi li condurrà alla luce? Chi mostrerà loro la via della Verità, l’unica vera via della libertà che è quella della Croce? Li lasceremo cadere nell’errore, nel nichilismo senza speranza o nell’islamismo aggressivo senza fare nulla? Dobbiamo proclamare al mondo che la nostra speranza ha un nome: Gesù Cristo, l’unico salvatore del mondo e dell’umanità.

Cari pellegrini di Francia, guardate questa cattedrale, i vostri antenati la costruirono per proclamare la loro fede. Tutto nella sua architettura, nella sua struttura, nelle sue vetrate proclama la gioia di essere salvato e amato da Dio. I vostri antenati non erano perfetti, non erano senza peccato, ma volevano lasciare che la luce della fede illuminasse la loro oscurità.

Anche oggi, popolo di Francia, svegliati, scegli la Luce, rinuncia alle tenebre!

Come si fa? Il Vangelo ci risponde: chi agisce secondo la verità viene alla luce. Lasciamo che la luce dello Spirito Santo illumini concretamente le nostre vite, semplicemente e anche nelle aree più intime del nostro essere più profondo. Agire secondo la verità è innanzitutto mettere Dio al centro della nostra vita così come la croce è il centro di questa cattedrale.

Fratelli miei, scegliete di rivolgervi a Lui ogni giorno. In questo momento, prendiamo l’impegno di prendere qualche minuto di silenzio ogni giorno per rivolgersi a Dio e dirgli: Signore, regna in me, ti offro tutta la mia vita.

Cari pellegrini, senza silenzio non c’è luce. Le tenebre si nutrono del rumore incessante di questo mondo che ci impedisce di rivolgerci verso Dio. Prendiamo, per esempio, la liturgia della Messa di oggi. Ci porta all’adorazione, al timore filiale e amoroso innanzi alla grandezza di Dio. Essa culmina nella consacrazione dove tutti insieme rivolti verso l’altare, lo sguardo puntato verso l’Ostia, verso la Croce, ci comunichiamo in silenzio, nel raccoglimento e nell’adorazione.

Fratelli, amiamo queste liturgie che ci fanno assaporare la presenza silenziosa e trascendente di Dio e ci fanno rivolgere verso il Signore.

Cari fratelli sacerdoti, ora mi dirigo a voi in maniera speciale.

Il Santo Sacrificio della Messa è il luogo dove troverete la luce per il vostro ministero. Il mondo in cui viviamo ci sollecita incessantemente. Siamo costantemente in movimento. Corriamo il grande pericolo di considerarci degli “assistenti sociali”. Non porteremo più al mondo la Luce di Dio bensì la nostra propria luce che non è quella che gli uomini attendono.

Rivolgiamoci a Dio, in una celebrazione liturgica di raccoglimento, piena di rispetto, silenzio e sacralità. Non inventiamo nulla nella liturgia, riceviamo tutto da Dio e dalla Chiesa. Non cerchiamo lo spettacolo o il successo. La liturgia ci insegna che essere prete non significa innanzitutto fare molte cose. È stare con il Signore sulla Croce. La liturgia è il luogo in cui l’uomo incontra Dio faccia a faccia. È il momento più sublime in cui Dio ci insegna ad essere «conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29). Non è, non deve essere un occasione di lacerazione, di lotta e di contese.

Nella forma ordinaria del rito romano come nella forma straordinaria, l’essenziale è volgere lo sguardo verso la croce, verso Cristo, il nostro Oriente, il nostro tutto, il nostro unico orizzonte. Sia nella forma ordinaria, sia nella forma straordinaria, celebriamo sempre, come in questo giorno, secondo quanto insegna il Concilio Vaticano II, con una nobile semplicità, senza inutili sovraccarichi, senza estetica fattiva e teatrale ma con senso del sacro, avendo come prima preoccupazione la gloria di Dio e con un vero spirito di figli della Chiesa di oggi e per sempre.

Cari fratelli sacerdoti, abbiate sempre questa certezza: stare con Cristo sulla Croce è ciò che il celibato sacerdotale proclama al mondo. Il nuovo progetto che alcuni hanno suggerito di separare il celibato dal sacerdozio per conferire il sacramento dell’ordine a degli uomini sposati, i “viri probati”, adducendo delle ragioni o delle necessità pastorali, produrrà in realtà la grave conseguenza di rompere definitivamente con la tradizione apostolica.

Si vorrebbe fabbricare un sacerdozio su misura umana, ma così non si sta perpetuando, non si sta estendendo il sacerdozio di Cristo, obbediente, povero e casto. Perché in effetti il ​​sacerdote non è solo un Alter Christus, un altro Cristo. È davvero Ipse Christus, Cristo stesso. Ed è per questo che, seguendo Cristo e la Chiesa, il sacerdote sarà sempre un segno di contraddizione.

E voi cari cristiani, laici impegnati nella vita della città, a voi dico con forza: “non abbiate paura!” Non abbiate paura di portare in questo mondo la Luce di Cristo. La vostra prima testimonianza dev’essere la vostra vita, il vostro esempio. Non nascondete la fonte della vostra speranza, al contrario, proclamate, testimoniate, evangelizzate. La Chiesa ha bisogno di voi. Ricordate a tutti ciò che solo «Cristo crocifisso rivela il senso autentico della libertà» (Veritatis Splendor 85).

A voi, cari genitori, vorrei rivolgere un messaggio del tutto particolare. Essere padre e madre di famiglia, nel mondo di oggi, è un’avventura difficile, piena di sofferenze, di ostacoli e di preoccupazioni. La chiesa vi ringrazia. Sì, grazie per il dono generoso di voi stessi. Abbiate il coraggio di crescere i vostri figli alla Luce di Cristo. A volte bisognerà lottare contro il vento dominante, sopportare il disprezzo e le prese in giro del mondo, ma non siamo qui per compiacere il mondo. Noi proclamiamo Cristo crocifisso, «scandalo per gli ebrei e pazzia per i gentili» (1 Cor. 1, 23-24). Non abbiate paura, non arrendetevi.

La Chiesa, attraverso la voce dei papi, specialmente dall’enciclica Humanae Vitae, vi affida una missione profetica: testimoniare davanti a tutti la vostra gioiosa fiducia in Dio che ci ha resi guardiani intelligenti dell’ordine naturale. Voi annunciate ciò che Gesù ci ha rivelato attraverso la sua vita. Cari padri e madri, la Chiesa vi ama, amate la Chiesa. Amate vostra madre.

In fine, mi rivolgo a voi, a voi i più giovani che siete qui molto numerosi. Vi prego di ascoltare soprattutto un anziano che ha più autorità di me. Si tratta dell’evangelista San Giovanni. Oltre all’esempio della sua vita, San Giovanni ha anche lasciato un messaggio scritto ai giovani. Nella sua prima lettera, leggiamo queste commoventi parole di un anziano ai giovani delle chiese che egli aveva fondato. Ascoltate questa voce forte di un anziano: «Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate né il mondo, né le cose del mondo!» (1Gv 2, 14-15).

Il mondo che noi non dobbiamo amare, commenta il padre Cantalamessa nella sua omelia del Venerdì Santo, e al quale non dobbiamo conformarci, non è – lo sappiamo bene – il mondo creato e amato da Dio. Non sono le persone del mondo, verso le quali, al contrario dobbiamo sempre andare, soprattutto i poveri e i più fragili, per amarli e servirli umilmente.

No! Il mondo da non amare è un altro. È il mondo così come è diventato sotto il dominio di Satana e del peccato. È il mondo delle ideologie che negano la natura umana e distruggono le famiglie. È il mondo delle strutture delle Nazioni Unite (“onusiano”) che impone imperativamente una nuova etica globale a cui tutti dovremmo sottometterci. Ma un grande scrittore britannico del secolo scorso, il T.S. Eliot, ha scritto tre versi che dicono più di interi libri: «Nel mondo dei fuggiaschi, chiunque si muove nella direzione opposta sembrerà un disertore».

Cari giovani, se ad un anziano come lo era san Giovanni è permesso parlare direttamente a voi, vi esorto anche io e vi dico: “Avete sconfitto il maligno”. Combattete ogni legge che vada contro natura e che vogliano imporvi, opponetevi a ogni legge contro la vitae contro la famiglia, siate di quelli che prendono la direzione opposta. Abbiate il coraggio di andare controcorrente. Per noi cristiani, la direzione opposta non è un luogo, è una persona: è Gesù Cristo, nostro amico e nostro redentore.

Un compito è stato assegnato in modo particolare a voi giovani: quello di salvare l’amore umano dalla tragica deriva in cui è caduto: l’amore, che non è più il dono di sé ma solo il possesso dell’altro, un possesso spesso violento e tirannico. Sulla Croce, Dio si è fatto uomo e ci ha rivelato che Lui è “Agape”, ossia l’Amore che si dona fino alla morte. Amare veramente è morire per l’altro, come il giovane poliziotto, il colonnello Arnaud Beltrame!

Cari giovani, senza dubbio sperimentate spesso, nella vostra anima, la lotta dell’oscurità e della luce, a volte siete sedotti dai facili piaceri di questo mondo. Con tutto il mio cuore di sacerdote, vi dico: non esitate, Gesù vi darà tutto. Seguendolo a essere santi, non perderete nulla, guadagnerete l’unica gioia che non delude mai. Cari giovani, se oggi Cristo vi chiama a seguirlo come sacerdote, come religioso o religiosa, non esitate, ditegli «fiat», un sì entusiastico e incondizionato. Dio vuole aver bisogno di voi. Che gioia, che grazia.

L’Occidente è stato evangelizzato da santi e martiri. Voi, giovani di oggi, sarete i santi e i martiri che le nazioni attendono per una nuova evangelizzazione. Le vostre terre hanno sete di Cristo, non deludeteli. La Chiesa si fida di voi. Prego che molti di voi rispondano oggi, durante questa Messa, alla chiamata di Dio a seguirlo, a lasciare tutto per Lui, per la sua Luce. Quando Dio chiama è radicale. Egli ci chiama interamente, fino al dono totale, al martirio del corpo o del cuore.

Caro popolo di Francia, sono i monasteri che hanno costruito la civiltà del vostro paese. Sono le persone, gli uomini e le donne, che hanno accettato di seguire Gesù fino alla fine, radicalmente, coloro che hanno costruito l’Europa cristiana. Questo perché hanno cercato solo Dio, hanno così costruito una civiltà bella e pacifica come questa cattedrale.

Popolo di Francia, popoli dell’Occidente, non troverete la pace e la gioia se non cercando Dio solo. Tornate alle vostre radici, tornate alla fonte, tornate ai monasteri. Sì, tutti voi, abbiate il coraggio di trascorrere qualche giorno in un monastero. In questo mondo di turbolenze, bruttezza e tristezza, i monasteri sono oasi di bellezza e gioia. Sperimenterete che è possibile mettere concretamente Dio al centro della propria vita, sperimenterete l’unica gioia che non passa mai.

Cari pellegrini, rinunciamo all’oscurità. Scegliamo la Luce! Chiediamo alla Beata Vergine Maria di insegnarci a dire fiat, cioè “sì”, pienamente come lo ha detto Lei, di insegnarci ad accogliere la luce dello Spirito Santo, come lo ha fatto lei. In questo giorno in cui, grazie alla sollecitudine del Santo Padre Papa Francesco, celebriamo Maria, Madre della Chiesa, chiediamo a questa santissima madre di avere un cuore come il suo, un cuore che non rifiuta nulla a Dio, un cuore ardente di amore per la gloria di Dio, desideroso di annunciare agli uomini la buona notizia, un cuore generoso, un cuore ampio come il cuore di Maria, dalle dimensioni della Chiesa, dalle dimensioni del cuore di Gesù.

Robert card. Sarah

 [1]    Per i fedeli e i sacerdoti che lo chiedono, il parroco permetta le celebrazioni in questa forma straordinaria anche in circostanze particolari, come matrimoni, esequie o celebrazioni occasionali, ad esempio pellegrinaggi» (Benedetto XVI, Motu Proprio Summorum Pontificum).

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