Meno figli che mai

Di Don Shenan J. Boquet (originale in Inglese www.hli.org)

 

Crisi demografica

Gli Statunitensi fanno meno figli che mai. Secondo i recenti dati rilasciati dal Center for Disease Control (CDC), per il quarto anno consecutivo il numero dei bambini nati negli Stati Uniti è diminuito. L’anno scorso sono nati 3.788.235 bambini negli Stati Uniti, un calo del 2% rispetto all’anno precedente, il numero più basso negli ultimi 32 anni.

Dietro il calo delle nascite totali, tuttavia, c’è una statistica ancora più drammatica e preoccupante. Il tasso di fertilità complessivo, cioè il numero di bambini nati per donna, è sceso al livello più basso di sempre, a solo 1,72. Come regola generale, affinché una popolazione si sostituisca, il tasso di natalità medio deve essere di 2,1 figli nati per donna.

Meno figli che mai FOTO PICCOLA 1Fino ad un certo punto, i tassi di natalità tendono a riflettere la salute dell’economia. Più un’economia è sana, più i genitori hanno la fiducia di poter provvedere ai propri figli e più è probabile che diano alla luce i figli. Almeno, questa in teoria. I demografi avevano precedentemente collegato la flessione del tasso della natalità, durante gli ultimi dieci anni, agli effetti della recessione del 2008. Tuttavia, anche se l’economia si è da allora ripresa, i tassi di natalità continuano a calare, cosa che ha sorpreso gli esperti della popolazione.

“Mi aspettavo di veder crescere il tasso di natalità, cosa che poi non è avvenuta”, ha dichiarato all’Associated Press il demografo Kenneth Johnson della Carsey School of Public Policy della New Hampshire University. Johnson ha osservato che se il tasso di fertilità fosse rimasto allo stesso livello di prima della recessione, sarebbero nati altri 5,7 milioni di bambini. “Sono un sacco di asili nido vuoti”, ha osservato.

Molti dei media più importanti sembravano incerti su come interpretare gli ultimi numeri. Da una parte, molti si sono sentiti ovviamente in obbligo di provare a dare un’interpretazione positiva ai dati, suggerendo che la riduzione del tasso di natalità è una conseguenza della maggiore “libertà riproduttiva” (cioè dell’accesso alla contraccezione e all’aborto) goduta dalle donne. Tuttavia, sotto una facciata trionfalista, molte notizie sono caratterizzate anche da una certa preoccupazione. Per quanto è possibile.

Non è necessario essere un pro-vita per riconoscere che una nazione senza figli è una nazione senza futuro. A causa di una popolazione sempre più anziana, sarà esercitata una crescente pressione su di una forza lavoro in diminuzione costante, per mantenere l’economia a galla e per pagare le tasse che finanziano la sicurezza sociale, l’assistenza sanitaria per chi ne ha bisogno, altri programmi sociali e per dare assistenza ai genitori anziani e ai nonni. Inoltre, la minor quantità di giovani costretti a portare questo peso sociale ed economico sempre più pesante, sarà composta dalle stesse persone di cui ci sarà bisogno per generare figli per la prossima generazione.

Dove c’è Dio, c’è fecondità

Tuttavia, come ha fatto notare un demografo, le statistiche demografiche sempre più deprimenti dell’America non sono, in effetti, nulla di insolito. Al contrario. “Questo è un cambiamento importante”, ha dichiarato il dottor Johnson-Hanks al New York Times riguardo i recenti numeri del CDC, “ma non è questo a farci diventare speciali. Ci fa diventare più simili agli altri paesi ricchi. Ci fa diventare più normali, in un certo senso. Così è il Canada; così appare l’Europa Occidentale”.

Suppongo che il dott. Johnson-Hanks abbia pensato che questa osservazione fosse confortante. Ma il fatto è che sui dati ha perfettamente ragione: questa è la nuova “normalità” in tutto il mondo sviluppato. In molti paesi europei, il numero di morti ha di gran lunga superato il numero delle nascite, e molti paesi hanno tassi di natalità molto al di sotto di quelli degli Stati Uniti.

Mentre alcuni politici ed economisti cominciano a risvegliarsi di fronte alle disastrose prospettive economiche causate dal calo della popolazione, la mia preoccupazione personale è la crisi spirituale che ha fatto precipitare quella demografica. In effetti, è qui che penso che i demografi si sbagliano. Il motivo per cui il tasso di natalità negli Stati Uniti non si è rialzato, va molto più in profondità degli effetti persistenti di una breve recessione: alla radice non c’è un problema economico, è un problema di cuore … e un problema teologico.

In un’omelia del 2017, Papa Francesco ha affrontato la questione di petto: “Siate fecondi e moltiplicatevi! È il primo comandamento di Dio”, ha osservato il Santo Padre, aggiungendo che dove “c’è Dio, c’è fecondità”. “Mi vengono in mente alcuni paesi”, ha proseguito “che hanno imboccato la via dell’infertilità e soffrono a causa di quella nefasta malattia che è l’‘inverno demografico’. Sappiamo chi sono … Non fanno più figli”.

Si è lamentato del fatto che questi paesi siano “senza bambini” “non è una benedizione”. Perché “la fecondità è sempre una benedizione di Dio”. Concludendo la sua omelia, il Papa ha chiesto: “Come sta il mio cuore? È vuoto? È sempre vuoto, o è sempre aperto per ricevere la vita e donare la vita? Per accogliere e portare frutto? O sarà un cuore conservato come un pezzo da museo che non è mai stato aperto alla vita e a donare la vita?”

Meno figli che mai FOTO PICCOLA 2

Papa Francesco ha ragione. I bambini sono una benedizione di Dio. Il fatto che le coppie non siano più interessate ad avere figli e che impediscano deliberatamente loro di nascere, è un segno che, come ha messo in guardia il Santo Padre, i cuori di molti, nel mondo sviluppato, sono diventati oggetti da museo. I nostri cuori sono cuori di pietra e non di carne.

Oggigiorno, piuttosto che aprire i loro cuori a una nuova vita, molte coppie preferiscono custodire gelosamente il loro amore, vedendo nei figli una minaccia alla loro relazione, al benessere personale e all’autonomia. Quello che queste coppie non riescono a capire è che, come ha detto San Tommaso d’Aquino, l’amore per sua natura è diffusivo. L’amore è un fuoco, e come un fuoco tende a diffondersi, e deve diffondersi per vivere e prosperare. Molte coppie imparano presto, in modo duro, che soffocando la naturale fecondità creatrice dell’amore romantico, hanno anche soffocato l’amore stesso: il risultato è la disillusione e il divorzio. Questo è il motivo per cui sostengo che la crisi demografica è un problema di cuore.

È anche un problema teologico, perché la fonte ultima dell’amore è Dio, che è l’Amore stesso. Tuttavia, nel mondo sviluppato abbiamo tagliato Dio fuori dalla vita pubblica e privata. Le tre virtù teologali, fede, speranza e carità sono il segno più certo della presenza di Dio nei nostri cuori. Sono anche correlate. Senza la fede nel Dio vivente, la speranza muore e la carità appassisce. Senza la speranza teologale, la ferma certezza che, alla fine, tutte le cose andranno bene, e che il nostro destino è la felicità perfetta, siamo travolti dalle nostre paure. Molte coppie ora sono così paralizzate dalla paura, che tutto quello che riescono vedere sono i “rischi” legati all’avere figli, il fardello finanziario, le possibili malattie e sofferenze, i loro limiti personali. E senza il fuoco ardente di un amore generoso per Dio, e l’inevitabile esperienza conseguente dell’amore infinito di Dio, molte coppie possono solo riporre la loro fiducia nell’amore umano, solo per trovare l’amore umano che, separato dall’Amore stesso, risulta meschino e fallace. Senza l’esperienza dell’amore infinito di Dio, molte coppie semplicemente non vedono il senso, né sperimentano interesse per la fecondità.

La mentalità contraccettiva

Questo è il grande male della “mentalità contraccettiva” della quale ho parlato in passato. La contraccezione viene spacciata come un mezzo che consente un’espressione maggiore dell’amore erotico: ma dal momento che essa contrasta le conseguenze naturali dell’attività sessuale, quindi in realtà contrasta l’amore, che si suppone debba alimentare. Lo fa sostituendo tranquillamente la natura sacrificale, donativa e auto trascendente del vero amore, con un simulacro da poco e senza vita.

Come ho sottolineato qualche settimana fa, durante un’udienza con Papa San Giovanni Paolo II nel 1979, padre Marx predisse il crollo del tasso di natalità dovuta al trionfo della mentalità contraccettiva. “Una volta che la contraccezione è diffusa, il resto è prevedibile”, ha affermato. “Quando c’è la contraccezione e l’aborto legalizzato o ampiamente diffuso, i tassi di natalità diminuiscono; le nazioni implodono; i giovani seguono i loro genitori in una sessualità disordinata; e un numero crescente di persone convive senza il beneficio del matrimonio”.

Questa è la logica della cultura della morte. Se dove c’è Dio, c’è fecondità, allora non dovremmo sorprenderci che sia vero anche il contrario: che dove Dio è ignorato e bandito, ci sia aridità e sterilità. Inoltre, proprio come l’amore è per natura diffusivo, così, in un certo senso, è anche la sterilità. E così oggi vediamo il grande scandalo dei paesi dell’Occidente sviluppato che da molto tempo hanno abbracciato la mancanza di speranza della mentalità contraccettiva e la cultura della morte che lavora febbrilmente per diffondere la sua ideologia autodistruttiva in ogni luogo.

Papa San Giovanni Paolo II ci aveva messi in guardia nella sua enciclica Evangelium Vitae (16): “nei Paesi ricchi e sviluppati si registra un preoccupante calo o crollo delle nascite”, ha scritto. È vero il contrario nei paesi più poveri, dove le coppie fanno molti figli. Tuttavia, ha detto, le nazioni potenti e ricche del mondo si comportano ora nello stesso modo del faraone nei confronti degli Israeliti, uccidendo i loro figli per paura della loro ascesa.

Le élite del potere, ha detto il defunto Santo Padre “avvertono come un incubo lo sviluppo demografico in atto e temono che i popoli più prolifici e più poveri rappresentino una minaccia per il benessere e la tranquillità dei loro Paesi. Di conseguenza, piuttosto che voler affrontare e risolvere questi gravi problemi nel rispetto della dignità delle persone e delle famiglie e dell’inviolabile diritto alla vita di ogni uomo, preferiscono promuovere e imporre con qualsiasi mezzo una massiccia pianificazione delle nascite. Gli stessi aiuti economici, che sarebbero disposti a dare, vengono ingiustamente condizionati all’accettazione di una politica antinatalista”. (Evangelium Vitae, 16)

Come dicevo, molte persone che assistono al crollo demografico vedono solo le immediate ripercussioni finanziarie. Io vedo le conseguenze personali e spirituali: le coppie che erano state chiamate ad un grande amore, ma che hanno voltato le spalle alla loro vocazione, che vanno verso un impoverimento personale e spirituale; i bambini uccisi con gli aborti e le loro madri devastate fisicamente, emotivamente e spiritualmente; un’intera generazione di anziani, desiderosi dell’amore di bambini e nipoti, vivere i loro ultimi anni in solitudine e rimpianti.

Nella sua Lettera alle Famiglie del 1994, Papa San Giovanni Paolo II ha parlato della necessità per le famiglie di contribuire all’edificazione di una “civiltà dell’amore”. Come ha osservato Papa Francesco nella sua omelia, l’amore è intrinsecamente fecondo. In questo momento storico, quando così tante persone predicano deliberatamente un anti-Vangelo, a favore della sterilità, abbiamo bisogno di coppie coraggiose che aprano i loro cuori a una nuova vita, per riconoscere la verità che “la fecondità è sempre una benedizione di Dio”. Nei miei viaggi ho incontrato molte famiglie così, che dimostrano una gioia contagiosa che deriva dal vivere nell’amore di Dio. È da famiglie come queste che emergerà la civiltà dell’amore.

Come ha spiegato Papa Giovanni Paolo II: “La civiltà dell’amore richiama la gioia: gioia, tra l’altro, perché un uomo viene al mondo (cfr. Gv. 16, 21) e, conseguentemente, perché i coniugi diventano genitori. Civiltà dell’amore significa «compiacersi della verità» (cfr. 1 Cor. 13, 6). Ma una civiltà, ispirata ad una mentalità consumistica ed antinatalista, non è e non può essere mai una civiltà dell’amore” (Lettera alle Famiglie, 13).

 

 

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