“La gloria di Dio è l’uomo pienamente vivo”: la follia del transumanesimo

Di Mitchell Kalpakgian (In Inglese: truthandcharityforum.org)

 

Ideologie utopiche, che fantasticano continuamente sul progresso, sullo sviluppo e sull’evoluzione, immaginano il futuro di Un Mondo Nuovo separato dalle leggi di Madre Natura e dagli insegnamenti di Dio Padre. Esse sono sempre orientate verso “l’avanguardia”, un qualche grande progresso o una nuova scoperta che eliminerà tutte le imperfezioni della condizione umana decaduta: malattia, morte, sofferenza, ignoranza e guerra. Madre Natura è troppo selvaggia, prolifica, inaffidabile e ingestibile nella sua fecondità e abbondanza. Poiché Dio Padre non migliora il destino dell’umanità e gli identici problemi delle ingiustizie e delle miserie della vita rimangono uguali nel succedersi delle generazioni, la scienza e la tecnica dell’uomo cercano di trasformare sia il mondo creato che la natura umana per ottenere un ordine naturale migliorato e una razza superiore composta da persone perfette, intellettualmente dotate, fisicamente superiori e geneticamente senza difetti. Il programma comprende la trasformazione del significato tradizionale dell’essere umano e la ricreazione di un “uomo nuovo” la cui intelligenza, forza, salute e longevità superano tutte le precedenti frontiere e limiti. Questo mondo transumano, tuttavia, porta a un’esistenza disumana.

In Quell’orribile forza, C. S. Lewis ritrae un élite di intellettuali che fa parte di un’organizzazione con un programma transumanista: l’Istituto Nazionale per il Coordinamento degli Esperimenti (INCE). Essi sono delusi dall’ordine del mondo creato con i suoi cicli di nascita e morte che disprezzano come il grande male della “vita organica”. I membri dell’INCE propongono di eliminare la vegetazione e di sostituire le foreste con alberi di metallo che non abbiano “foglie che cadono, ramoscelli, uccelli che costruiscono nidi, lasciano sporcizia e sudiciume”. Essi identificano la vita organica con qualcosa di incontrollabile, caotico, sporco e insalubre e provano repulsione per gli scarti della vita vegetale e animale: “sudore, saliva, escrezioni … L’impuro e l’organico sono concetti intercambiabili”. Questi intellettuali immaginano un mondo sterilizzato, castrato, sterile in cui l’amore e il matrimonio, che culminano nella fecondità dell’amore e la riproduzione della specie, scompaiono, cosicché una nuova specie di uomo potenziato dalla tecnica e dalla scienza sostituisca la natura dell’uomo, intesa come unione di corpo e anima: “Chi lavorerebbe con stalloni e tori? No, no. Vogliamo castrati e buoi. Non ci sarà mai pace, ordine e disciplina finché esisterà la sessualità”.

I membri dell’Istituto chiamano questo Uomo Nuovo “la Testa”, un pezzo del cranio di un uomo morto rianimato e modificato con sostanze chimiche e tubi per funzionare come un’intelligenza artificiale separata dal corpo – una testa con la parte superiore rimossa e fissata a sostegni che rimane sospesa. L’élite intellettuale immagina questo Uomo Nuovo come “uomo immortale e onnipresente” e come “l’uomo seduto sul trono dell’universo”. Distruggere la vita organica, riprogettare l’uomo e sostituire la saggezza di Madre Natura con la conoscenza scientifica umana, moderna versione della classica hubris, il peccato mortale dell’orgoglio nella tragedia greca che ha causato la caduta dei re e la sofferenza diffusa su vasta scala. Questo Uomo Nuovo, ovviamente, non assomiglia all’essere umano creato a immagine di Dio dotato della retta ragione, di libero arbitrio, di responsabilità morale e di un’anima immortale. L’uomo “transumanizzato”, quindi, corrisponde a un’altra specie dotata di un’intelligenza sovrumana altamente sviluppata che supera tutti i limiti della mente umana. La famosa definizione shakespeariana di uomo espressa da Amleto perde ogni significato nel regno del transumanesimo: “Quale capolavoro è l’uomo! Come nobile nell’intelletto! Come infinito nelle sue facoltà! Quale espressione ammirabile e commovente nel suo volto, nel suo gesto! Un angelo allorché opera! Un Dio quando pensa! Splendido ornamento del mondo! Re degli animali!” (Amleto, Atto II Scena 2, 327-331). Il transumanesimo, quindi, immagina “la comparsa di uomini senza corpo”, una nuova versione della natura umana forgiata dalla tecnica, fatta di tubi e luci del romanzo di Lewis, antesignana degli impianti tecnici e delle droghe che producono l’evoluzione dell’uomo in una macchina indipendente dalle leggi di Madre Natura e dalla creazione dell’uomo di Dio Padre con la sua capacità di verità, amore, bontà e vita eterna.

Questo “uomo” nuovo senza corpo, prodotto dell’evoluzione, della sperimentazione scientifica e dell’ingegneria avanzata non ha il corpo e l’anima. Sebbene non muoia, non è vivo. La sua mente, benché computerizzata con enormi capacità di memoria e piena di informazioni, che superano la capacità della mente umana, manca dell’intelligenza donata da Dio che Aristotele e San Tommaso chiamavano “capax universi”, l’ampia gamma di pensiero onnicomprensivo che abbraccia le verità universali di tutti i campi del sapere – la capacità di vedere la verità nel suo insieme o di contemplare “tutto quello che esiste”. L’intelligenza artificiale dell’Uomo Nuovo, sebbene efficiente e rapida, manca della prospettiva contemplativa che comincia con lo stupore e finisce con la conoscenza del trascendentale noto come l’Uno, il Vero, il Bene e il Bello. Il nuovo cervello potenziato dell’Uomo Nuovo non possiede ciò che il Beato Cardinal Newman definisce in L’idea di università “l’attitudine filosofica della mente”:

“Essa è quasi profetica grazie alla sua conoscenza della storia; è quasi un esame di coscienza grazie alla sua conoscenza della natura umana; possiede quasi la carità soprannaturale grazie alla sua libertà dalla meschinità e dal pregiudizio; gode quasi della quiete della fede, perché nulla può turbarla; possiede quasi la bellezza e l’armonia della contemplazione celeste, perché è così intima all’ordine eterno delle cose e all’armonia delle sfere”.

In breve, questa intelligenza potenziata e computerizzata che trattiene enormi quantità di informazioni non pensa assolutamente in modo umano. Il recupero delle informazioni non equivale alla virtù della prudenza che esercita un giudizio saggio e a uno spiccato senso morale che vada oltre il semplice calcolo. Il pensiero umano e il ragionamento morale hanno sia una dimensione soggettiva che oggettiva che coinvolge la mente, il cuore e la coscienza.

L’intelligenza artificiale dell’Uomo Nuovo non ha il dono della conoscenza poetica, l’abilità di scorgere le sorprendenti somiglianze e le analogie presenti nella poesia come le metafore – paragoni che penetrano nel cuore della realtà e portano a una comprensione delle cose invisibili di Dio partendo dalle cose che sono visibili, per parafrasare San Paolo. Nel Cantico dei Cantici, ad esempio, l’unione della sposa e con lo sposo innamorato è paragonata all’unione di Dio con l’anima. Come il poeta gesuita Gerard Manley Hopkins ha scritto guardando una semplice campanula, “Da essa capisco la bellezza del Signore” – l’azzurro intenso del fiore che assomiglia al cielo ceruleo. Anche il cervello del Nuovo Uomo non può dedurre le generalizzazioni partendo dai particolari o scorgere la forma nella materia così come l’ha scorta Michelangelo: “C’è un David in quel pezzo di marmo”, e non ha alcuna facoltà di intuitiva, quel modo di conoscere che Boezio definiva intellectus (quello sguardo intuitivo di comprensione che capisce tutto insieme piuttosto che passo per passo). Le fantasie transumaniste ignorano anche la conoscenza connaturale, la conoscenza del cuore che deriva dai legami dell’amore intimo tra i coniugi, i familiari e gli amici più stretti. Laddove una profonda lealtà, una lunga amicizia e un’unione intima sono alla base di una relazione umana, ne deriva una conoscenza familiare e connaturale del cuore e dell’anima di un’altra persona.

Per dirla con Sant’Ireneo, “La gloria di Dio è l’uomo pienamente vivo”. Perché l’uomo dovrebbe rinunciare a questa gloria naturale per un immaginario Uomo Nuovo senza la pienezza di una vita appassionante sia nel corpo che nell’anima, nella mente e nel cuore? La realtà di un mondo decaduto e imperfetto non giustifica i piani radicali dell’agenda transumanista. Creato a immagine di Dio, l’uomo possiede già una gloria intrinseca che lo distingue da tutto il creato. Dotato di un amore naturale per la verità, l’essere umano non ha bisogno di un’intelligenza sovrumana più di quanto non abbia bisogno del corpo di un elefante. Nato con i cinque sensi e con una natura emotiva sensibile con il più ampio spettro di percezioni e sentimenti, l’uomo non necessita di impianti con enormi banche dati e informazioni illimitate. La conoscenza di sé e il senso comune riconoscono i limiti e i confini esistenti che definiscono l’uomo per un fine e tutto questo serve per uno scopo prezioso. L’uomo non ha bisogno di sapere tutto, ricordare tutto, prevedere tutto, o possedere un’infallibile intelligenza infallibile. L’essere umano non deve ottenere la longevità per vivere per sempre nel mondo umano ed eliminare la morte, la vita eterna e la visione beatifica. Come tutti gli animali e le piante, l’uomo è dotato di capacità, facoltà ed istinti che lo guidano verso la direzione naturale più consona alla sua natura, alla sua felicità e al suo destino –la vita eterna e la gioia celeste. Usando le parole di Dante della Divina Commedia alla fine del Paradiso:

“ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

 

Prof. Mitchell Kalpakgian
Prof. Mitchell Kalpakgian
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