Alfie Evans: inaccettabile impedire ai genitori di salvare il proprio figlio

di Federico Piana  (Fonte: www.vaticannews.va ) (Foto : AFP or licensors)

Per padre Gonzalo Miranda, decano di bioetica all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum: respirazione e alimentazione non erano accanimento terapeutico. La decisione dei giudici potrebbe aprire ad una pratica dell’eutanasia

Il piccolo Alfie Evans è in cielo ma il suo caso non smette di suscitare reazioni in tutto il mondo. Padre Gonzalo Miranda è decano della facoltà di bioetica all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Ha seguito con attenzione la vicenda e vuole offrire delle chiavi di lettura. Prima, però, pone una premessa: “Paradossalmente, la tragedia di Alfie ha fatto emergere aspetti positivi come la mobilitazione internazionale delle coscienze, la mobilitazione poderosa in difesa della vita. Tutto ciò rincuora”.

 

Un errore revocare la patria potestà

Poi va al nocciolo della vicenda: la decisione dell’Alta Corte inglese di revocare la patria potestà ai genitori dando il consenso ai medici dell’ Alder Hey Hospital di staccare la spina. Impedendo di fatto a mamma Kate e papà Thomas di tentare di salvarlo portandolo all’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù. “La patria potestà – afferma padre Miranda – può essere sospesa o revocata se i genitori rischiano di essere un pericolo per il loro figlio. In questo caso mi sembra difficile credere che il tentativo dei genitori di condurlo altrove per ottenere una vera e propria diagnosi della malattia e una possibile cura avrebbe potuto essere lesivo per Alfie. E’ stato un atteggiamento inaccettabile”.

 

Era in corso un accanimento terapeutico?

L’altro versante, scosceso e sdrucciolevole, sul quale si prova ad inerpicare il professor Miranda è sull’accusa di accanimento terapeutico. Davvero il piccolo Alfie, come hanno provato ad argomentare alcuni medici e numerosi media, stava subendo trattamenti inefficaci che provocavano ulteriore sofferenza? “Mi sembra molto difficile pensare ad un accanimento terapeutico perché il respiratore e l’alimentazione non credo potessero causare delle sofferenze inutili tali da giustificare un’ interruzione. E il beneficio di questa terapia era massimo: il mantenimento in vita”.

 

La decisione dei giudici rischia di sdoganare l’eutanasia. Anche quella pediatrica

Molti analisti, anche cattolici, da poco hanno lanciato l’allarme: la decisione dell’Alta Corte inglese rischia di sdoganare di fatto l’ eutanasia pediatrica. Non volendo giudicare le intenzioni dei magistrati, Miranda spiega che fin dagli anni ’30 in Inghilterra i movimenti pro-eutanasia hanno tentato senza successo di far approvare una legge che la regolasse. “C’è sempre stata una forte resistenza. E’ possibile allora che tramite questa decisione si possa aggirare l’ostacolo? Può darsi, certamente non lo escludo”.

 

 

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